Obiettivo 3
Il particolato atmosferico è uno degli inquinanti atmosferici più critici in Italia, soprattutto il PM10, a causa del numero di superamenti al limite giornaliero stabilito per legge (D.Lgs. 155/2010), registrati ogni anno e dell’effetto negativo che ha sulla salute [Report EEA; Report SNPA].
Il PM, abbreviazione di particolato atmosferico, è l’insieme delle particelle solide e liquide presenti in atmosfera e comprende principalmente polvere, fumo, particelle di suolo, fuliggine (EEA). Si compone da una notevole varietà di sostanze, alcune emesse tal quali in aria da processi naturali o dall’attività umana (definite primarie) e altre che si generano in atmosfera (chiamate secondarie) per trasformazioni di altre specie in essa presenti (precursori).
Durante il periodo febbraio-maggio 2020 essendo in vigore regole stringenti di limitazione delle attività e di distanziamento fisico tra le persone (DPCM 23/02/2020 e successivi), volte a ridurre la diffusione del Covid-19 (primo lockdown), si sono ridotte come mai in precedenza molte delle principali sorgenti emissive antropiche di inquinanti atmosferici soprattutto legate al trasporto e, in misura più limitata, alla attività produttive. Questo ha generato riduzioni delle concentrazioni in atmosfera di inquinanti come gli ossidi di azoto, anche del 40-60% (Report EEA; Report Life-Prepair). Il particolato pur raggiungendo valori inferiori a quelli che si sarebbero potuto avere in assenza del lockdown, sembrerebbe aver mostrato cali decisamente più contenuti, intorno al 10-20% (Report EEA; Report Life-Prepair), probabilmente a causa della sua natura varia e complessa.
Mentre le azioni di limitazione alla circolazione e chiusura di attività, possono agire in maniera diretta sulla componente primaria, il loro effetto sembra essere più limitato sulle componenti secondarie, che hanno nelle condizioni meteorologiche la discriminante principale alla loro formazione. Inoltre alcune delle sorgenti di particolato o dei suoi precursori non hanno avuto riduzioni (come le attività agricole e le attività produttive essenziali) o potrebbero essere aumentate di intensità come conseguenza dell’obbligo della popolazione a non uscire di casa (come il riscaldamento domestico).
Capire maggiormente come la variazione della pressione delle diverse sorgenti territoriali abbia agito sulla concentrazione del particolato è difficile e richiederebbe anche riuscire a distinguere tra la parte primaria e secondaria di esso: lo studio delle diverse specie che lo compongono, sia in modo maggioritario che in tracce, può dare importanti indicazioni in questo senso e all’interno dell’Obiettivo 3 del Progetto Pulvirus vengono analizzati questi dati e il loro andamento nel tempo.
Siccome queste informazioni non coprono omogeneamente l’intero territorio, gli approfondimenti saranno fatti in base alla disponibilità spaziale dei diversi parametri.
Ulteriori considerazioni si potranno ricavare anche dalla conoscenza della distribuzione granulometrica del PM e dalla frazione dimensionale in cui le diverse specie chimiche si concentrano perché a seconda della loro dimensione interagiscono diversamente, ad esempio, con l’apparato respiratorio.